Text by Lovely Loreeza Ibanez
It began with silence. The kind of silence that comes when the world stops, when cities shut down and even the birds seem to echo louder than your own thoughts. It was during that strange, suspended time, somewhere between fear and stillness, that I sat down and wrote about my life during the corona lockdown. I wrote with the urgency of someone who had been holding too much inside.
The story I shared wasn’t glamorous. It was real. About long days alone in Germany, questioning what mattered, and eventually making a decision that felt both insane and necessary: to leave it all behind in search of something more human, more grounded. A new life. I submitted it to a call for a documentary. I had no expectations, just a hope that someone, somewhere, might understand what I was trying to do.
Months passed. Then, in February 2023, my phone rang. It was the producers.
May 24, 2023: my first interview, at home. I remember how strange it felt to sit on my own couch, suddenly explaining my big, unruly dream to a camera. And then, things began to move. Fast.
By the end of May, I was in Italy, two close friends beside me, wide-eyed and hopeful. We weren’t just tourists. We were dreamers with luggages, followed by a cameraman and a writer-director, chasing a myth: the one-euro house. You’ve probably heard of it, those crumbling stone homes in forgotten villages being sold for the price of a coffee. But standing in front of one, with ivy curling through the broken windows and entire rooms missing walls—it hits different. It was wild, romantic, a little absurd. And I loved it.
We met the mayor, wandered the narrow streets of San Pellegrinetto, met locals friendly locals and warm eyes. In Fabbriche di Vergemoli, someone let us into a house that smelled of moss and old wood, like time had been trapped inside. One night, over wine in a small Tuscan town, we even talked about buying a crumbling villa in Cecina. Everything felt possible.
In September 2023, I came back, this time with my girlfriend, now also my business partner. We were more focused, more grounded. We met again with the mayor. This time, the tone was different. Clearer. "We can support you with €100,000 from the EU fund," he said. He mentioned it last June when I was with my friends. I was stunned. Then he added, half-joking, “I’d be happy even if you just built a parking lot in San Pellegrinetto.” That was the green light. That was when we knew—we were in.
November 2023. My final trip that year. Again, with cameras rolling, I gave the Mayor 1€ (documented on film). I bought the one-euro house. It wasn’t just a transaction, it felt like a ceremony. We filmed with the mayor, wandered the ruins of another villa in Gallicano, and toasted with local wine that tasted like sun-drenched stones. Something was beginning.
Then came the hard part: reality.
Most of 2024 was spent online, WhatsApp messages, Zoom meetings, unanswered emails. We spoke to four different Geometras. Each time, we thought, "This is the one." And each time, things fell apart. One was too busy. Another recommended a colleague who bailed even having the call with the mayor. One lived too far. The last seemed perfect, until after the election, when he simply disappeared. Personal problems, he said. And just like that, we were stuck again.
But I didn’t stop. Between 2023 and 2025, I kept building, this time not with bricks, but with people. Architects from abroad. Impact investors. Sustainable design companies. What started as a personal project had grown into a mission: to rebuild not just one house, but a community. To prove that rural places still matter. That stories can be revived, stone by stone.
April 2025: I emailed the mayor again, asking how to obtain the land title for the free plot (230sqm) he promised. I got a confirmation that the commune received it.
And since then, silence.
The same silence I started with. But this time, it doesn’t scare me. Because behind it, there’s movement. There’s memory. There’s purpose.
I’m still here. Still believing. Still building something bigger than myself.
“Un Sogno da Un Euro”
Il Mio Viaggio dal Lockdown alla Toscana
di Lovely Loreeza Ibanez
È cominciato con il silenzio. Quel tipo di silenzio che arriva quando il mondo si ferma, quando le città si chiudono e persino gli uccelli sembrano riecheggiare più forte dei tuoi pensieri. È stato in quel tempo strano e sospeso, a metà tra la paura e la quiete, che mi sono seduta a scrivere della mia vita durante il lockdown per il coronavirus. Ho scritto con l’urgenza di chi ha tenuto dentro troppo a lungo.
La storia che ho condiviso non era glamour. Era reale. Parlava di lunghe giornate da sola in Germania, a interrogarmi su cosa fosse davvero importante, fino a prendere una decisione che sembrava sia folle che necessaria: lasciare tutto per cercare qualcosa di più umano, più autentico. Una nuova vita. Ho inviato il racconto a un bando per un documentario. Non avevo aspettative, solo la speranza che qualcuno, da qualche parte, potesse capire cosa stavo cercando di fare.
Passarono mesi. Poi, a febbraio 2023, il telefono squillò. Erano i produttori.
24 maggio 2023: la mia prima intervista, a casa. Ricordo quanto fosse strano sedermi sul mio stesso divano e spiegare, davanti a una telecamera, il mio sogno grande e disordinato. E poi le cose iniziarono a muoversi. In fretta.
A fine maggio ero in Italia, con due amici stretti, pieni di speranza e occhi spalancati. Non eravamo solo turisti. Eravamo sognatori con le valigie, seguiti da un cameraman e una regista-sceneggiatrice, alla ricerca di un mito: la casa da un euro. Probabilmente ne hai sentito parlare: quelle case di pietra fatiscenti nei paesini dimenticati, vendute al prezzo di un caffè. Ma trovarsi davanti a una, con l’edera che si arrampica tra le finestre rotte e intere stanze senza muri, è tutta un’altra cosa. Era selvaggio, romantico, un po’ assurdo. E io lo amavo.
Abbiamo incontrato il sindaco, camminato per le stradine di San Pellegrinetto, conosciuto abitanti gentili e sguardi calorosi. A Fabbriche di Vergemoli, qualcuno ci ha aperto una casa che odorava di muschio e legno antico, come se il tempo fosse rimasto intrappolato dentro. Una sera, davanti a un bicchiere di vino in un piccolo paese toscano, abbiamo perfino parlato di acquistare una villa in rovina a Cecina. Tutto sembrava possibile.
A settembre 2023 sono tornata, questa volta con la mia ragazza, oggi anche mia socia. Eravamo più focalizzate, più concrete. Abbiamo incontrato di nuovo il sindaco. Questa volta il tono era diverso. Più chiaro.
"Possiamo supportarvi con 100.000 euro dai fondi europei", ci disse. Lo aveva accennato anche a giugno, quando ero lì con i miei amici. Rimasi senza parole. Poi aggiunse, mezzo scherzando: "Sarei felice anche solo se costruiste un parcheggio a San Pellegrinetto". Quello fu il via libera. Fu il momento in cui capimmo che eravamo dentro.
Novembre 2023. Il mio ultimo viaggio di quell’anno. Di nuovo con le telecamere accese, ho consegnato al sindaco 1€ (documentato nel film). Ho comprato la casa da un euro. Non è stata solo una transazione, è sembrata una cerimonia. Abbiamo girato con il sindaco, visitato le rovine di un’altra villa a Gallicano, brindato con un vino locale che sapeva di pietre baciate dal sole. Qualcosa stava iniziando.
Poi è arrivata la parte difficile: la realtà.
Quasi tutto il 2024 lo abbiamo passato online, tra messaggi WhatsApp, riunioni su Zoom, email senza risposta. Abbiamo parlato con quattro diversi geometri. Ogni volta pensavamo: "Ecco, è lui." E ogni volta qualcosa andava storto. Uno era troppo impegnato. Un altro ci ha consigliato un collega che si è tirato indietro prima ancora della chiamata con il sindaco. Uno abitava troppo lontano. L’ultimo sembrava perfetto, finché dopo le elezioni è semplicemente sparito. Problemi personali, ci disse. E così, di nuovo, bloccati.
Ma non mi sono fermata. Tra il 2023 e il 2025 ho continuato a costruire, stavolta non con i mattoni, ma con le persone. Architetti stranieri. Investitori a impatto sociale. Aziende di design sostenibile. Quello che era partito come un progetto personale era diventato una missione: ricostruire non solo una casa, ma una comunità. Dimostrare che i luoghi rurali contano ancora. Che le storie possono rinascere, pietra dopo pietra.
Aprile 2025: ho scritto di nuovo al sindaco, chiedendo come ottenere il titolo di proprietà del terreno gratuito (230 mq) che mi aveva promesso. Ho ricevuto conferma che il comune l’aveva ricevuta.
E da allora, di nuovo il silenzio.
Lo stesso silenzio con cui tutto era iniziato. Ma questa volta non mi spaventa. Perché dietro quel silenzio, c’è movimento. C’è memoria. C’è uno scopo.
Sono ancora qui. Ancora credendoci. Ancora costruendo qualcosa più grande di me.