Da Addis Abeba a Roma: il rientro di Federica tra desiderio di casa e senso di smarrimento
Federica M., 40 anni, è rientrata in Italia nel gennaio 2024 dopo aver vissuto per quattro anni ad Addis Abeba, in Etiopia. Una professionista nel campo della cooperazione internazionale, Federica ha lasciato il nostro Paese nel 2020 per seguire il compagno, impiegato in una missione all’estero, e per proseguire una carriera in cui crede profondamente.
“Ho sempre lavorato nella cooperazione. È un settore che amo, e avevo trovato un equilibrio tra vita e lavoro in un contesto complesso ma ricco di umanità come quello etiope.”
Negli anni all’estero, Federica si è trovata immersa in un ambiente professionale internazionale e stimolante. Tuttavia, a un certo punto, le priorità sono cambiate: “Il desiderio di stare vicino alla famiglia, di ricostruire relazioni più stabili, ha prevalso. Volevo rientrare in Italia per sentirmi parte, di nuovo, di qualcosa di più vicino.”
Il ritorno non è stato semplice. Dal punto di vista pratico, il trasferimento è stato supportato anche dal regime fiscale agevolato, che ha inciso moltissimo sulla sua decisione. “Senza il bonus rientro, non avrei potuto permettermi di lavorare in Italia a condizioni accettabili.” Federica attribuisce un valore 5 all’importanza dell’incentivo.
Ma ciò che l’ha più colpita è il clima di incertezza e di improvvisa mancanza di riconoscimento per chi rientra portando esperienze internazionali: “Ci hanno chiesto di tornare per contribuire con competenze e visione, e quando lo facciamo ci sentiamo invisibili. O peggio, colpevolizzati.”
Oggi Federica lavora a Roma, ma ammette che lo scenario politico e l’instabilità normativa la preoccupano: “Mi sento come in una terra di mezzo. Amo il mio Paese, ma non riesco a fidarmi fino in fondo delle sue promesse.”
Il messaggio che vuole lasciare è chiaro: “Il rientro deve essere sostenuto, non ostacolato. Altrimenti torneremo a partire. E forse non faremo ritorno.”
From Addis Ababa to Rome: Home Again, But at What Cost?
Federica M., 40, returned to Italy in January 2024 after four years in Addis Ababa, Ethiopia. A dedicated professional in international cooperation, she originally left Italy in 2020 to follow her partner on a foreign mission and to continue her own career in development work.
“I’ve always worked in cooperation. It’s my passion, and in Ethiopia I found a balance between meaningful work and a complex, but deeply human, environment.”
Life abroad offered Federica an enriching experience within an international context. Yet, after a while, her priorities shifted: “I wanted to be closer to my family and rebuild roots. I needed to reconnect with something more personal.”
Her return was largely made possible by Italy’s fiscal return scheme for workers coming back from abroad. “Without the repatriation bonus, I couldn’t have afforded to work in Italy on local terms.” She rates the incentive’s impact as a full 5 out of 5.
What has shocked her most, however, is the unstable policy landscape and the lack of recognition for repatriated professionals. “We were asked to come back to share our knowledge, and once we do, we feel invisible. Or worse, made to feel like we’ve done something wrong.”
Now based in Rome, Federica continues her work with passion—but also with unease. “It feels like I’m in limbo. I love my country, but I don’t fully trust its promises anymore.”
Her message is a warning: “Italy must support returnees, not make life harder for them. If not, we’ll leave again—and next time, we might not come back.”