From Ragusa to Brussels, Salzburg, New York (and Back): Santino’s Choice for His Children
Da Ragusa a Bruxelles, Salisburgo, New York (e ritorno): la scelta di Santino per i figli
Dopo oltre 15 anni di esperienze tra Belgio, Svizzera, Austria e Stati Uniti, Santino T., 43 anni, neurochirurgo, e sua moglie Giusy, dirigente d’azienda, hanno deciso di rientrare in Italia. La priorità: crescere i loro due figli, di 7 e 5 anni, in un contesto familiare, con radici culturali forti e una scuola bilingue.
Quando il 1° settembre 2007 Santino ha lasciato Ragusa, non era una fuga. Era un progetto.
“Volevo diventare neurochirurgo e volevo imparare il più possibile, in modo strutturato ma senza perdere tempo. Ho visto che i colleghi all’estero facevano molto di più, sia a livello chirurgico che di ricerca. Non sono un esterofilo, amo il mio Paese, ma sentivo che se volevo fare bene le cose dovevo andare via.”
Così, dopo aver superato da primo in graduatoria l’esame per entrare in una scuola di specializzazione in Italia, prende una decisione che sorprende molti: lascia quel posto sicuro. Studia l’inglese nel Regno Unito, si iscrive ai registri medici internazionali, torna per un’estate in Sicilia. Ed è lì che incontra Giusy, la ragazza che diventerà sua moglie.
Dalla pioggia di Bruxelles ai bisturi di Lucerna
L’occasione arriva a Bruxelles, con un contratto da assistente in neurochirurgia. Sei mesi soltanto, ma poi l’offerta di concludere la specializzazione lì con un contratto di sei anni.
“Ero contento. Comunico la mia gioia a Giusy che decide di provare una storia a distanza, vedendoci quando possibile.”
Dopo un anno in Belgio, un collega lo segnala ad Aarau, in Svizzera tedesca. Non parla tedesco, ma accetta sei mesi di prova: lavorare al 50% e studiare la lingua.
“Ho deciso di rischiare. Giusy ha pensato che fossi pazzo, ma ha accettato e rispettato la mia decisione.”
In parallelo, a Firenze, sul piazzale Michelangelo, chiede a Giusy di sposarlo. Poi riparte. Quattro mesi dopo arriva il contratto annuale e l’ingresso nella scuola di specializzazione. A Lucerna, unico specializzando in un reparto con due maestri straordinari, impara come mai prima.
“Tanto lavoro, sacrifici, ma moltissime soddisfazioni professionali e personali.”
Salisburgo e l’esperienza americana
Il percorso lo porta poi a Salisburgo, sotto la guida di un primario eccezionale. Seguiranno anche esperienze di ricerca e clinica negli Stati Uniti, con un continuo confronto internazionale che arricchisce la sua formazione.
La storia personale e quella professionale viaggiano intrecciate: tra sacrifici, lunghe attese prima del matrimonio, continui spostamenti. Sempre con la voglia di crescere e di dare senso al percorso.
La decisione del ritorno
Il 13 dicembre 2022 la famiglia rientra in Italia. La pandemia, i lockdown, la necessità di una scuola primaria per il figlio maggiore e un asilo bilingue per il fratellino: sono questi i motivi concreti.
“I bambini, i nonni, gli amici. Non sentirsi più stranieri, anche se a volte ti senti straniero a casa tua. E poi la nostalgia di casa, che ti frega (quasi) sempre: il mare in primis e tutto il resto poi.”
Il beneficio fiscale ha avuto un certo peso (“3 su 5”), ma la decisione è stata soprattutto familiare.
Sentimento verso l’Italia
“Amo l’Italia e probabilmente l’ho amata ancora di più stando fuori. Quando sono rientrato mi sentivo spaesato, quasi straniero a casa mia. Dopo più di 15 anni all’estero sei anche un po’ intollerante verso ciò che non funziona, ma sono felice: ho fatto una grande esperienza e ora provo a fare qualcosa di buono qui.”
Messaggio finale
“Never give up! Bisogna essere flessibili, avere sempre un piano B e magari una valigia pronta. Se un giorno i miei figli volessero andare all’estero, li accompagnerei io stesso, purché sia una scelta consapevole. Ai figli dobbiamo saper dare due cose: le radici e le ali.”
From Ragusa to Brussels, Salzburg, New York (and Back): Santino’s Choice for His Children
After more than 15 years between Belgium, Switzerland, Austria, and the United States, Santino T., 43, a neurosurgeon, and his wife Giusy, a corporate executive, decided to return to Italy. Their priority: raising their two children, aged 7 and 5, close to family, with strong roots and bilingual schooling.
On September 1, 2007, Santino left Ragusa not out of escape, but out of purpose.
“I wanted to become a neurosurgeon and learn as much as possible, in a structured way but without wasting time. I saw that colleagues abroad did much more, both surgically and in research. I’m not anti-Italian, I love my country, but if I wanted to grow, I had to take the leap.”
After ranking first in Italy’s specialization exam, he surprised everyone by giving up the spot. He studied English in the UK, enrolled in international medical registers, returned briefly to Sicily — where he met Giusy, who would later become his wife.
From Brussels rain to Lucerne’s operating rooms
His first major step was Brussels: six months as an assistant, then the chance to finish his specialization with a six-year contract.
“I was happy. I told Giusy, and she decided to try a long-distance relationship, seeing each other whenever possible.”
A year later, he moved to Aarau, in German-speaking Switzerland. Without knowing the language, he accepted six months of trial: working 50% and studying German.
“I decided to take the risk. Giusy thought I was crazy, but she accepted and respected my choice.”
At Florence’s Piazzale Michelangelo, he asked her to marry him. Soon after, he left again. Four months later, he earned a contract and entry into the specialization program. In Lucerne, as the only resident under two extraordinary neurosurgeons, he learned immensely.
“Lots of work, sacrifices, but enormous professional and personal rewards.”
Salzburg and the American chapter
The path then took him to Salzburg, under the guidance of an excellent chief surgeon, and later to the United States. Each stage meant growth, sacrifice, and resilience, with professional and personal life constantly intertwined.
The decision to return
On December 13, 2022, the family came back. The pandemic, lockdowns, the need for the eldest son to start primary school and the younger one to attend a bilingual preschool all weighed heavily.
“Children, grandparents, friends. Not feeling like foreigners anymore — though sometimes you still do at home. And nostalgia, which almost always gets you: the sea above all, and everything else too.”
Tax benefits played a role (“3 out of 5”), but family reasons came first.
Feeling toward Italy
“I love Italy — perhaps even more after living abroad. Coming back, I felt almost like a foreigner at home. After 15 years abroad, you become less tolerant of what doesn’t work. But I’m happy: I had a great experience and now I try to do something good here.”
Final message
“Never give up! Flexibility is key: always have a plan B, maybe even a suitcase ready. If one day my children want to go abroad, I’d go with them — as long as it’s a conscious choice. For our children, we must give two things: roots and wings.”