Italian Citizenship Back at the Center of Debate
La cittadinanza italiana torna al centro del dibattito
Nuova legge, referendum imminente e reazioni internazionali
Il 20 maggio, la Camera dei Deputati ha approvato in via definitiva il cosiddetto “decreto cittadinanza”, trasformandolo in legge. Con 137 voti favorevoli, 83 contrari e 2 astenuti, il provvedimento introduce una stretta significativa sul riconoscimento della cittadinanza italiana per discendenza, ridefinendo il principio dello ius sanguinis con effetti immediati e retroattivi.
Cosa prevede la nuova legge sulla cittadinanza italiana
Il decreto-legge, ora legge dello Stato, è composto da quattro articoli che intervengono in maniera profonda sulle modalità di acquisizione della cittadinanza italiana, in particolare per i discendenti di italiani nati all’estero.
🔒 Stretta sugli avi italiani (ius sanguinis)
La cittadinanza per discendenza viene limitata a due generazioni: potrà essere acquisita automaticamente solo da chi ha un genitore o un nonno nato in Italia.
Questi ascendenti devono:
essere nati in Italia;
avere, o aver avuto al momento del decesso, esclusivamente la cittadinanza italiana (niente doppia cittadinanza);
essere stati residenti in Italia per almeno due anni continuativi prima della nascita del discendente.
Non acquisisce più automaticamente la cittadinanza chi è nato all’estero con un’altra cittadinanza già attribuita alla nascita.
La misura si applica anche retroattivamente, tranne nei casi in cui:
sia stata presentata domanda all’ufficio consolare o al sindaco entro il 27 marzo 2025;
oppure sia stata ricevuta una comunicazione di appuntamento entro la stessa data.
👶 Minori stranieri o apolidi
I minori stranieri o apolidi, figli di cittadini italiani per nascita, potranno diventare cittadini italiani solo se un genitore o tutore legale ne fa espressa richiesta.
Dopo la richiesta, il minore dovrà risiedere legalmente e continuativamente in Italia per almeno due anni.
🧳 Decreto flussi e oriundi
Viene introdotta una quota specifica per gli “oriundi” (discendenti di italiani) nel decreto flussi per lavoro subordinato.
Potranno accedere stranieri residenti all’estero, discendenti da un cittadino italiano, che possiedano la cittadinanza di uno Stato ad alto flusso migratorio storico verso l’Italia (l’elenco sarà stabilito con decreto del Ministero degli Esteri).
🔁 Riacquisto della cittadinanza
Prevede la possibilità di riacquistare la cittadinanza italiana per chi:
è nato in Italia o vi ha risieduto almeno due anni consecutivi;
e l’ha persa per aver acquisito la cittadinanza di un altro Stato.
Il procedimento prevede il pagamento di un contributo di 250 euro.
Il referendum dell’8 e 9 giugno: più inclusione per chi vive in Italia
A distanza di pochi giorni dall’approvazione della legge, l’Italia si prepara anche a votare circa un referendum abrogativo (8–9 giugno 2025) che include un quesito chiave proprio sul tema della cittadinanza.
Il referendum, in sintesi, propone di ridurre da 10 a 5 anni il periodo minimo di residenza legale richiesto per ottenere la cittadinanza italiana. In caso di approvazione:
I residenti stranieri in Italia da almeno 5 anni potranno presentare richiesta;
I figli minorenni di chi ottiene la cittadinanza verranno inclusi automaticamente;
L’obiettivo è favorire l’integrazione di chi vive e contribuisce quotidianamente alla società italiana, anche se non di origine italiana.
Il referendum, quindi, potrebbe segnare un cambio di rotta importante: restringere l’accesso per i discendenti lontani, e agevolarlo per chi vive stabilmente in Italia.
Le reazioni: il Financial Times interviene sul caso italiano
Anche la stampa internazionale ha iniziato ad occuparsi del caso italiano, con un articolo del Financial Times che ha sottolineato le contraddizioni del nostro sistema di cittadinanza. Secondo il quotidiano britannico, l’Italia appare come uno dei Paesi europei in cui il legame “di sangue” continua a prevalere su ogni altro criterio, con circa 4 milioni di italiani che hanno acquisito la cittadinanza per discendenza.
Si evidenzia anche il paradosso inverso per cui milioni di persone nate e cresciute in Italia da genitori stranieri non sono cittadini italiani, mentre altri nati in Sud America o Nord America (o altrove), spesso da bisnipoti di italiani, ottengono il passaporto senza aver mai messo piede nel Paese.
Il Financial Times sottolinea che la riforma in corso tenta di sanare proprio questa incongruenza, ma lo fa in un contesto polarizzato: da una parte il timore che la cittadinanza venga “svenduta” (una narrazione molto presente in certe forze politiche), dall’altra la necessità di adeguare l’Italia agli standard europei, dove l’integrazione scolastica e territoriale è già da anni criterio sufficiente per l’accesso alla cittadinanza.
La vera mappa degli italiani all’estero
Questa legge, così come il referendum in arrivo, offre un’occasione preziosa per riflettere su un tema che ci sta particolarmente a cuore: il ruolo e la percezione degli italiani all’estero.
Troppo spesso si tende a generalizzare, confondendo identità, motivazioni, storie personali e perfino dati statistici, come se si trattasse di un’unica grande comunità omogenea. Ma la realtà è molto più articolata.
Esistono almeno due grandi categorie di italiani all’estero:
Gli italiani di emigrazione recente, che si sono trasferiti all’estero negli ultimi decenni, per lavoro, studio, affetti. Hanno un rapporto continuo e attivo con l’Italia. Partecipano alla vita economica, culturale, politica del Paese, investono, rientrano, votano, costruiscono ponti.
I discendenti dell’emigrazione storica, spesso nati lontano dall’Italia, parlano poco o nulla l’italiano, ma rivendicano la cittadinanza per legame culturale, affettivo, pratico (mobilità, studi, lavoro, turismo, ecc.). Sono la stragrande maggioranza dei richiedenti per ius sanguinis.
Secondo i dati ISTAT e della Fondazione Migrantes, circa il 70% dei cittadini italiani all’estero ha ottenuto la cittadinanza per discendenza. Solo una minoranza è costituita da italiani emigrati negli ultimi 20–30 anni.
Questa distinzione non è una discriminazione. Non si tratta di italiani di serie A o B, ma di forme diverse di appartenenza, con impatti differenti sul piano economico, sociale, politico. Chi vive da anni all’estero da cittadino italiano partecipa quotidianamente alla vita del Paese; chi chiede la cittadinanza senza averci mai vissuto la esercita solo come diritto teorico.
Eppure oggi, molti italiani all’estero di emigrazione recente si vedono ignorati, esclusi dalle narrazioni ufficiali, trattati alla pari di chi ottiene un passaporto solo per semplificare l’ingresso in Europa.
Serve più chiarezza. Serve leggere i dati. Serve una politica della cittadinanza che sappia riconoscere e valorizzare chi è davvero parte attiva dell’Italia, anche da lontano. Non per escludere, ma per definire regole eque e fondate sulla realtà.
La cittadinanza è un patto tra cittadino e Stato, non solo un documento. Se non viene esercitata, vissuta, difesa, promossa, rischia di diventare una finzione o una mera convenienza (ai carichi dello Stato). Ed è anche per questo che il referendum è importante: può essere un’occasione per riflettere collettivamente su come definire oggi l’italianità, senza nostalgie né ideologie, ma con realismo e giustizia.
L’auspicio è che il dibattito che si sta aprendo porti finalmente a una distinzione più consapevole e costruttiva tra diverse forme di italianità all’estero. Che si riconosca, una volta per tutte, il valore di chi vive all’estero ma continua ad essere cittadino attivo, promotore di opportunità per l’Italia. E che si trovino strumenti adeguati per evitare abusi, senza rinunciare a una visione moderna, aperta e inclusiva della nostra cittadinanza.
La sfida è trovare un equilibrio. E riconoscere che la cittadinanza non è solo un’eredità, ma anche un impegno, una relazione, una forma di partecipazione. Anche — e forse soprattutto — per chi la vive da fuori.
Italian Citizenship Back at the Center of Debate
New Law, Upcoming Referendum, and International Reactions
On May 20, 2025, the Italian Chamber of Deputies definitively approved the so-called “Citizenship Decree,” turning it into law. With 137 votes in favor, 83 against, and 2 abstentions, the measure introduces a significant tightening in the recognition of Italian citizenship by descent, redefining the principle of ius sanguinis with immediate and retroactive effects.
What the New Italian Citizenship Law Provides
The decree-law, now formally part of the legal system, is composed of four articles that deeply reform the rules for acquiring Italian citizenship, particularly for descendants of Italians born abroad.
🔒 Tightening Citizenship by Descent (ius sanguinis)
Citizenship by descent is now limited to two generations: it can be automatically acquired only by those who have a parent or grandparent born in Italy.
These ancestors must:
Have been born in Italy;
Have held, or at the time of death had held, exclusively Italian citizenship (no dual nationality);
Have resided in Italy for at least two consecutive years prior to the descendant’s birth.
Those born abroad and already holding another citizenship at birth no longer automatically acquire Italian citizenship.
This rule is also retroactive, except in cases where:
A formal application was submitted to the consulate or to a mayor before March 27, 2025, or
A confirmed appointment was received by that same date.
👶 Foreign or Stateless Minors
Foreign or stateless minors, children of Italian citizens by birth, may become Italian citizens only if a parent or legal guardian formally requests it.
After the request, the minor must reside legally and continuously in Italy for at least two years.
🧳 Immigration Quota and “Oriundi”
A special quota is introduced in the annual immigration decree for “oriundi” (descendants of Italians) seeking employment in Italy.
Eligible are foreign nationals who:
Reside abroad,
Are descendants of an Italian citizen,
Hold the citizenship of a country with a historical pattern of emigration to Italy (to be determined by the Ministry of Foreign Affairs).
🔁 Reacquisition of Citizenship
The law allows the reacquisition of Italian citizenship for individuals who:
Were born in Italy or have resided there for at least two consecutive years, and
Lost citizenship due to the acquisition of another nationality.
This process requires a €250 fee.
The June 8–9 Referendum: Toward Inclusion for Residents in Italy
Just days after the law’s approval, Italians will vote in a national referendum (June 8–9, 2025) which includes a key question on citizenship.
In summary, the referendum proposes to reduce the minimum legal residence period from 10 to 5 years for applying for Italian citizenship. If approved:
Foreign residents who have lived in Italy for at least 5 years would be eligible to apply;
Minor children of those granted citizenship would also automatically acquire it;
The goal is to support the integration of those who live and contribute daily to Italian society, even if they have no ancestral connection.
This referendum could mark a major policy shift: tighter rules for distant descendants, but easier access for long-term residents of foreign origin.
Reactions: The Financial Times Weighs In
The international press has also taken notice, with an article in the Financial Times highlighting the contradictions in Italy’s citizenship system. According to the British daily, Italy is one of the few European countries where jus sanguinis still outweighs all other criteria, with around 4 million people having acquired Italian citizenship through descent.
The FT also emphasized the reverse paradox: millions of people born and raised in Italy to foreign parents are still not citizens, while others born in South or North America—often great-grandchildren of Italians—can obtain an Italian passport without ever setting foot in the country.
The newspaper notes that the reform attempts to address this contradiction, but does so in a politically polarized climate: on one side, concerns that citizenship is being "given away," and on the other, the need to bring Italy in line with European standards, where school integration and residency are often sufficient for citizenship.
The Real Map of Italians Abroad
This law—and the upcoming referendum—provides a valuable opportunity to reflect on an issue close to our hearts: the role and perception of Italians abroad.
Too often, the public debate generalizes, conflating identities, motivations, personal stories, and even statistical data, as though the Italian diaspora were a single, uniform community. In reality, it is far more complex.
At least two major categories of Italians abroad must be recognized:
Recent emigrants, who left Italy in the past few decades for work, education, or personal reasons. They maintain an ongoing, active relationship with Italy, participating in the country’s economy, politics, and culture. They vote, invest, return, and serve as bridges.
Descendants of historical emigration, often born far from Italy, who may not speak Italian and often seek citizenship for symbolic or practical reasons (e.g., easier travel, study, or work in Europe). They represent the overwhelming majority of ius sanguinis applicants.
According to ISTAT and the Migrantes Foundation, around 70% of Italians registered abroad acquired citizenship by descent. Only a minority are recent emigrants.
This distinction is not about discrimination. It is not about ranking Italians into “first-class” and “second-class” citizens. It is about recognizing different forms of belonging, with different political, social, and economic implications. Someone who lives abroad as an Italian citizen actively participates in the nation’s life; someone who has never lived in Italy but holds a passport does not engage in the same way.
And yet, today, many recent Italian emigrants feel overlooked, excluded from official narratives, lumped together with those who see a passport as a convenience for accessing the EU.
We need more clarity. We need better data literacy. We need citizenship policies that reward active connection, not just heritage. This is not about excluding anyone, but about setting fair and realistic standards.
Citizenship is a pact between the individual and the state, not just a piece of paper. If it is not lived, exercised, defended, or nurtured, it risks becoming fiction—or worse, a cost without return.
This is why the referendum matters: it’s a chance for collective reflection on what it means to be Italian today—free of nostalgia and ideology, and rooted in justice and reality.
The hope is that this ongoing debate leads to a more conscious and constructive understanding of Italian identity abroad. That it finally recognizes the value of those who live overseas but continue to act as citizens—ambassadors, contributors, and builders of opportunity for Italy.
Because citizenship is not only heritage. It’s also responsibility, connection, and participation—even, and especially, from afar.