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Non è fuga dalla città, ma una scelta razionale. Oggi vivere nei piccoli centri – a meno di 90 minuti dai grandi poli – può dare più spazio, salute e libertà senza tagliare i ponti con lavoro, innovazione e relazioni
In Italia ci sono centinaia di migliaia di immobili abbandonati o inutilizzati, disseminati soprattutto nei piccoli comuni, spesso a meno di un’ora – massimo un’ora e mezza – dai grandi centri urbani. Un patrimonio enorme dimenticato, mentre le città crescono in modo caotico, i costi salgono e la qualità della vita, per molti, precipita.
È davvero ancora così impensabile scegliere di vivere in uno di questi luoghi?
Se sei un giovane professionista, se lavori in digitale, ma anche se fai parte di settori più “fisici” e ti muovi un paio di volte a settimana verso un hub, perché continuare a vivere in una stanza da 12 metri quadri a Milano o Roma, pagando più di quanto spenderesti per un’intera casa immersa nel verde, con un treno diretto verso il tuo ufficio due volte alla settimana?
I vantaggi sono concreti, non ideologici
1. Costo della vita abbattuto
Vivere in un piccolo comune vuol dire spendere meno, spesso molto meno: affitti ridotti, spese contenute, maggiore qualità della vita abitativa. A parità di costo, puoi permetterti uno spazio vivibile, una stanza in più per lavorare, un giardino.
2. Salute e benessere reale
Meno traffico, meno inquinamento, più natura, più silenzio. Non è retorica: il contesto influisce sul corpo e sulla mente. Dormi meglio, vivi meglio. E spesso, anche lavori meglio.
3. Prossimità reale ai centri nevralgici
La grande maggioranza di questi comuni non è isolata: sono collegati da treni regionali, autostrade, mezzi pubblici. Certo, non sono sempre perfetti. Ma quelli urbani lo sono? Gli amici di Roma probabilmente dissentirebbero.
In meno di 90 minuti puoi essere a Torino, Napoli, Bologna, Firenze, Milano. Esattamente lo stesso tempo (o meno!) che molti pendolari impiegano ogni giorno da un’estrema periferia verso il centro urbano.
4. Socialità e lavoro restano attivi
Non si tratta di ritirarsi dal mondo. Oggi puoi partecipare a eventi, coworking, momenti di networking anche se vivi fuori città. Come già fai ora, dove spesso esci una sera ogni tanto, e per il resto lavori da casa. L’unica differenza è che in quella casa, potresti vivere meglio.

I falsi miti da sfatare
“Non c’è nulla”: In molti comuni ci sono scuole, servizi essenziali, connessione veloce, medici, attività culturali. E se manca qualcosa… è a 30, 40, massimo 90 minuti. Quanto tempo perdi ogni giorno nel traffico metropolitano?
“È troppo isolato”: L’isolamento non è geografico. È sociale. E oggi si può essere più soli in una metropoli che in un paese di 2.000 abitanti. Dipende da come scegli di vivere.
“Lì non c’è innovazione”: Eppure in quei luoghi vivono e lavorano già freelance internazionali, startup remote, artisti, ricercatori. L’innovazione non è un indirizzo, ma un approccio. E può nascere anche dove costa meno vivere e c’è più margine per sperimentare.
Cosa può fare lo Stato (con poco)
Non servono grandi piani o mega progetti. Bastano incentivi mirati, leggeri, ma intelligenti, per agevolare chi vuole rientrare o ripartire da questi luoghi:
Sgravi per il riutilizzo di immobili: bonus ristrutturazione mirati a chi acquista e abita stabilmente un immobile inutilizzato.
Connettività garantita e spazi condivisi: fibra nei piccoli centri e incentivi per creare coworking, anche temporanei, in immobili pubblici non usati.
Flessibilità residenziale e micro-credito: forme leggere di incentivo alla mobilità abitativa, agevolazioni per i primi anni.
Nuova narrazione pubblica: comunicare che vivere in un piccolo comune connesso è una scelta moderna, non una rinuncia.
Una storia vera: chi ci ha provato non vuole più tornare indietro
Con ITS Italy, in questi anni abbiamo lavorato proprio alla rigenerazione di piccoli comuni, portando infrastrutture, opportunità e relazioni. E quello che ci ha sorpreso di più è la tipologia di giovani professionisti che ci contattano: non vogliono rinunciare a nulla. Vogliono semplicemente una vita a un passo diverso, più sostenibile, più serena, senza perdere il contatto con i centri dove si fa innovazione, ricerca, creatività.
Molti stanno mettendo radici, fanno famiglia, partecipano a eventi nelle città e tornano la sera in luoghi dove si vive davvero. Non è tutto rose e fiori, certo. Ma lo è forse vivere in un blocco di cemento nell’estrema periferia urbana?
E allora, perché non proporre questa possibilità anche ai giovani italiani? Quando ce lo chiedono, noi lo ribadiamo: il nostro non è un format per stranieri, è una proposta per chi vuole fare una scelta coraggiosa e concreta.
Anzi: molti italiani che rientrano dall’estero sono oggi più propensi a scegliere un piccolo comune di quanto non lo sarebbero stati prima di partire. Forse perché da lontano si capisce meglio cosa conta davvero.
🎬 E se sei intrigato da questa visione… a breve, grazie alla provocazione intelligente di Carlo Daniele di Kinsta, lanceremo una serie di video-eventi in remoto, per raccontare in modo diretto – e anche simpatico – i pro e i contro di questa scelta.
E se ci vedrete con panorami naturali alle spalle… non offendetevi. Meglio un vero paesaggio di campagna che un finto backdrop su Zoom, no?