Sicily Announces Tax Breaks for New Residents (But Doesn’t Say What Exactly…)
Tax benefits (and more) already exist — but what’s really needed is something else entirely.
Non facciamoci ingannare: sì, l’annuncio è interessante. Ma di nuovo (e chiaro) c’è ben poco
Altro che rivoluzione fiscale: per attrarre persone e imprese in Sicilia servirebbe prima di tutto rendere più facile – e più sensato – fare impresa. Anche perché gli sconti fiscali ci sono già. Da anni.
“La Sicilia come il Portogallo”. Il titolo, perfetto per i social, è rimbalzato ovunque. E subito sono arrivati i prevedibili schieramenti: da un lato chi grida al miracolo economico, dall’altro chi si agita per il rischio di “espropri culturali” e turismo predatorio. In mezzo, un dettaglio non trascurabile: non è ancora successo nulla. E, soprattutto, non è nemmeno una vera novità.
Gli sconti fiscali ci sono già. E non solo per i pensionati
Il recente annuncio riguarda la possibilità per la Regione Sicilia di applicare sconti sui tributi locali, sfruttando una norma speciale dello Statuto siciliano. Bene. Ma non è che fino a ieri ci fosse il deserto fiscale.
Negli ultimi anni l’Italia ha già introdotto diverse agevolazioni per chi si trasferisce (o torna) al Sud. Eccone alcune:
Flat tax per i pensionati esteri: chi trasferisce la residenza in un comune del Sud con meno di 20.000 abitanti può pagare un’imposta sostitutiva del 7% per 10 anni (art. 24-ter TUIR). Vale per tutta la pensione, anche molto elevata.
Incentivo per il rientro di lavoratori in Italia (art. 16 D.lgs. 147/2015): prevede uno sconto del 70% sul reddito da lavoro per 5 anni (90% se ci si trasferisce in una regione del Sud). È valido anche per freelance e imprenditori individuali.
Regime impatriati allargato (dal 2024 solo parzialmente): fino al 2023, moltissimi italiani rientrati potevano accedere a forti agevolazioni sul reddito, anche in Sicilia.
Zona Economica Speciale (ZES): già operativa in varie aree del Sud, consente incentivi fiscali e amministrativi per imprese che investono in zone designate. Alcune aree siciliane sono incluse.
Insomma: non mancano i regimi agevolati, e non serviva un nuovo annuncio per accedere a benefici molto concreti.
Il vero punto: serve un’isola dove fare impresa non sia un’impresa
Il nodo, semmai, è un altro. Se davvero vogliamo che persone e aziende scelgano la Sicilia per viverci, lavorarci e investire davvero – non solo trasferire la residenza o comprare una casa da usare tre mesi all’anno – serve un cambiamento strutturale.
Perché fare impresa in Italia è già difficile. Ma farla al Sud, e ancora di più in Sicilia, è spesso un atto di eroismo quotidiano:
Tempi infiniti per le autorizzazioni
Scarsa digitalizzazione della PA
Assenza di sportelli unici realmente funzionanti
Incertezza normativa cronica
Carenza di infrastrutture logistiche e connettività a macchia di leopardo
Difficoltà nell’accesso al credito, soprattutto per chi è giovane e senza garanzie
Eppure c’è chi ci prova lo stesso. Giovani imprenditori, associazioni, cooperative, cittadini italiani e stranieri che stanno tentando, giorno dopo giorno, di far vivere davvero il loro essere “residenti” in Sicilia. E spesso vengono lasciati soli.
L’annuncio è utile? Sì, se smette di essere solo un annuncio
Dunque, ben venga un provvedimento che, se scritto bene, potrà alleggerire il carico fiscale per chi si trasferisce o investe sull’isola. Ma non facciamoci ingannare: non è la prima volta che si sentono annunci di “rilancio” del Sud. E troppe volte si è visto svanire tutto nei meandri dei decreti attuativi.
Inoltre, attenzione a quella retorica sui social che già dilaga: “È il momento di comprare casa in Sicilia”, “Arriva il nuovo paradiso fiscale italiano”, “Investi prima che esploda il mercato”. Quante volte abbiamo visto slogan simili, usati per vendere sogni a scadenza?
Se davvero vogliamo cambiare rotta…
…allora la priorità non è solo attrarre. Ma mettere chi è già qui, o vuole starci sul serio, nelle condizioni di restare. E costruire qualcosa di sostenibile. Con strumenti fiscali, sì. Ma anche (e soprattutto) con una pubblica amministrazione più snella, una giustizia più rapida, una rete di servizi locali che funzioni davvero.
Allora sì, che la Sicilia diventerebbe un modello. Magari anche meglio del Portogallo.
Sicily Announces Tax Breaks for New Residents (But Doesn’t Say What Exactly…)
Tax benefits (and more) already exist — but what’s really needed is something else entirely.
The announcement made headlines: “Sicily like Portugal.” An enticing promise, echoing the now-famous tax incentives that once turned Lisbon into a hotspot for foreign pensioners and remote workers.
But here’s the reality: there’s nothing new yet, and what is being promised — so far — lacks any detail or roadmap. Worse, the media buzz risks overshadowing a more important truth: many tax benefits already exist, and yet they haven't been enough to spark true, widespread regeneration.
Existing tax breaks — yes, they’re already in place
Italy has already implemented several tax incentives for people moving (or returning) to the South:
7% flat tax for foreign retirees: Those who transfer their residency to a town in the South with fewer than 20,000 residents can pay a 7% substitute tax on all foreign income for up to 10 years (Art. 24-ter TUIR).
Incentives for returnees: Italians returning from abroad can benefit from a 70–90% reduction on income tax for 5 years (Art. 16, Legislative Decree 147/2015). Applies to employees, self-employed professionals, and entrepreneurs.
Special Economic Zones (ZES): In some southern areas, businesses can benefit from investment tax credits and simplified bureaucracy.
So, no — Sicily is not inventing anything radically new. If anything, the challenge lies in implementation, access, and coordination.
The real issue? Making it easier to do business in Sicily
Making Sicily attractive goes far beyond a lower tax bill. What’s truly needed is an environment where starting and running a business is less of a struggle.
Because let’s be honest: doing business in Italy is hard. Doing it in the South — and especially in Sicily — is often harder:
Complex and slow bureaucracy
Poor infrastructure in many internal areas
Lack of digitalisation in public services
Few local funding opportunities for young entrepreneurs
Uncertainty and inconsistency in the legal system
And yet, many brave people — locals, expats, Italians returning home — are trying. They’re building communities, starting small enterprises, restoring buildings, activating networks. What they need isn’t just a fiscal incentive — they need practical, everyday support.
A useful announcement, yes — but not a game changer (yet)
So yes, this could become a positive development. But it’s not new. It’s not clear. And it’s certainly not enough.
Let’s not fall for the wave of LinkedIn posts or real estate ads claiming, “Now’s the time to invest in Sicily!” — as if this announcement were a golden ticket. It isn’t. Not yet.
If we truly want to reverse decades of decline, we need to start by making Sicily a place where ideas, projects, and people can thrive. That’s the real revolution. Not just a line in a tax code.