Today's NextGen Building the Future of tomorrow's NextGen
Italy and the Challenge of Generational Transition
La NextGen di oggi che prepara il futuro della NextGen di domani
L’Italia e la sfida della transizione generazionale
In un recente articolo pubblicato sul Sole 24 Ore nella sezione FamilyTrends, intitolato "La NextGen deve anche occuparsi della prossima NextGen", propone una riflessione acuta e urgente su una dinamica che attraversa trasversalmente il nostro tempo: il passaggio generazionale. Ma non in senso convenzionale, non solo come staffetta tra chi oggi ha responsabilità e chi sta per ereditarle, quanto piuttosto come sfida strutturale, continua, collettiva.
Nel contesto italiano, questo tema assume una rilevanza particolare. Con una delle popolazioni più anziane d’Europa, un tasso di natalità tra i più bassi al mondo e un sistema produttivo fortemente radicato nella dimensione familiare, l’Italia si trova davanti a un cambio di paradigma ineludibile. In questo scenario, la provocazione lanciata dal Sole 24 Ore – che la generazione emergente debba già occuparsi di quella successiva – non è solo condivisibile, ma necessaria.
L’Italia tra continuità e rottura
La forza e la fragilità dell’Italia stanno nella sua memoria. Le imprese familiari, che costituiscono oltre l’85% del tessuto imprenditoriale nazionale, hanno garantito resilienza e radicamento, ma spesso faticano a programmare il futuro. I "padri fondatori" delle aziende italiane hanno costruito patrimoni economici e sociali straordinari, ma oggi si trovano spesso senza un piano chiaro per il dopo. Al tempo stesso, i giovani che dovrebbero subentrare sono spesso divisi tra il desiderio di innovare e la difficoltà di trovare legittimazione.
Chi torna in Italia dopo un'esperienza internazionale, o chi arriva per la prima volta attratto dallo stile di vita italiano e dalla qualità dei territori, trova un Paese sospeso tra un'eredità potente e un futuro ancora troppo poco progettato. Questo è un problema, ma anche un’enorme opportunità.
Rientrare per innovare, non solo per continuare
Per gli italiani all'estero, il ritorno può essere più di un rientro: può essere un nuovo inizio. Portare con sé competenze acquisite altrove, modelli organizzativi più agili, esperienze internazionali, può aiutare a trasformare il ricambio generazionale in un salto evolutivo. Il problema non è solo passare il testimone: è riscrivere le regole della staffetta.
Le famiglie imprenditoriali che accolgono un ritorno o un ingresso esterno hanno bisogno di interlocutori che non cerchino solo "spazio" ma che portino progettualità. Ed è qui che il messaggio dell’articolo del Sole 24 Ore diventa dirompente: non basta essere pronti a prendere il posto di qualcuno, bisogna essere capaci di iniziare subito a costruire condizioni per chi verrà dopo di noi.
Il contesto demografico: un’urgenza, non una statistica
L’Italia si sta avviando verso una delle più grandi transizioni demografiche d’Europa. Entro il 2045, oltre il 35% della popolazione sarà over 65. Questo significa che milioni di imprese, professionisti, patrimoni, ruoli pubblici e privati dovranno trovare nuovi referenti. In questo scenario, l’idea di una NextGen che diventa ponte e non solo destinazione diventa cruciale.
Chi oggi ha tra i 30 e i 45 anni non è solo in corsa per ereditare qualcosa. È in posizione di costruire un sistema che renda l’eredità sostenibile, dinamica, rinnovabile. Pensare alla prossima NextGen significa anche costruire un ecosistema formativo, imprenditoriale e sociale che non crolli sotto il peso della sostituzione.
Le opportunità territoriali: la NextGen come nuova classe dirigente locale
Tantissimi comuni, distretti e regioni italiane sono alla ricerca di nuova linfa. Il turismo, l’agricoltura rigenerativa, la manifattura 4.0, la cultura del territorio sono ambiti in cui chi torna o arriva da fuori può inserirsi con visione. Ma serve leadership distribuita: serve una NextGen che si metta in gioco non solo a Milano o Roma, ma a Matera, a Fabriano, a Biella, a Trapani.
Pensare al ricambio generazionale in Italia non significa solo parlare di imprese, ma anche di servizi pubblici, sanità, scuola, welfare, associazionismo. È in questi spazi che si decide se un Paese invecchia o si rinnova. E serve una generazione che non abbia paura di assumersi la responsabilità di far parte della soluzione.
Una cultura della successione responsabile
Infine, è tempo di uscire dalla logica della contrapposizione. Il passaggio generazionale non è un conflitto tra padri e figli. È una costruzione collettiva, che richiede ascolto, riconoscimento, competenza. La NextGen non deve solo farsi spazio: deve meritarselo e poi, subito dopo, allargarlo.
Il vero salto culturale è pensare al potere come a un bene da condividere, non da occupare. E questo può accadere solo se i giovani, oggi, iniziano a pensare a come formare, accompagnare e valorizzare chi oggi ha 10 o 15 anni meno di loro.
L’Italia, nel suo momento di grande fragilità e trasformazione, offre una straordinaria occasione: diventare un laboratorio di leadership intergenerazionale. Ma serve un cambio di mentalità. Chi rientra, chi arriva, chi già c’è, deve capire che non si eredita solo un’azienda o un ruolo: si eredita un pezzo di futuro. E si ha il dovere di renderlo abitabile per chi verrà.
The June 14, 2025 article in Il Sole 24 Ore, titled "La NextGen deve anche occuparsi della prossima NextGen" ("The NextGen must also care for the next NextGen"), offers an urgent and powerful insight into a question that transcends national boundaries: how do we manage generational change in societies with rapidly aging populations?
Italy, with one of the oldest populations in Europe and a heavily family-based economy, is at the epicenter of this question. But what if this challenge were also an opportunity—particularly for those returning to Italy from abroad, or choosing it as their new home?
Between Legacy and Innovation
Italy’s strength lies in its legacy. But legacy can become a burden when there’s no plan for renewal. Family businesses dominate the economic landscape, but many of them face succession crises. Meanwhile, many in the younger generation struggle to find recognition and room to lead.
For returnees or newcomers, Italy offers a paradox: deep tradition, and yet enormous space for innovation. The article’s provocation—that today’s NextGen must already care for the one after—is more than wise. It’s necessary.
Return to Build, Not Just Continue
For Italians abroad, coming back is more than a return. It’s a chance to rebuild. Bringing international experience, agility, and a wider perspective can turn generational transition into transformation.
Italy needs people who don’t just ask for space—but who come with projects, vision, and the courage to prepare the next generation, not just replace the current one.
Demographics as Urgency, Not Data
By 2045, over 35% of Italians will be over 65. This isn’t just a statistic—it’s a social turning point. Everything from businesses to public services will require new leaders. Today’s 30- to 45-year-olds must build systems that are flexible, inclusive, and future-ready.
Regional Opportunities: Distributed Leadership
Italy’s rural areas and smaller cities are ripe for regeneration. Smart tourism, cultural enterprises, sustainable agriculture, and manufacturing revival offer entry points for a new generation of changemakers.
This transition is not just about taking over businesses—it’s about reshaping education, welfare, healthcare, and civic life. Italy can renew itself only if its NextGen steps into leadership everywhere—not just in urban centers.
A Culture of Responsible Succession
Succession should not be a battlefield. It should be a bridge. A shared process of trust, learning, and design. NextGen leaders must not only earn their place—they must learn to make room for others, to think of leadership as a continuum, not a conquest.
The deepest shift is cultural: to see power as something to distribute, not accumulate. That’s the essence of the article’s message.
Italy, in this fragile yet transformative phase, can become a global laboratory for intergenerational leadership. But this requires courage, humility, and strategic vision. For those returning, arriving, or already here, this is not just a call to lead. It is a call to build the conditions for others to lead after you.