Trovare quiete: da nomade digitale a casa tra le colline marchigiane
Dopo dieci anni di libertà e movimento, una donna irlandese scopre che il suo posto nel mondo era un piccolo borgo italiano.
Dall’articolo originale in inglese pubblicato su
👇🏻Per dieci anni, Saoirse O’Connell ha inseguito l’orizzonte. A 28 anni lasciava il suo appartamento a Dublino con un biglietto di sola andata per Bali, un laptop pieno di progetti e la convinzione che “casa” fosse un concetto sopravvalutato. Il mondo era grande, e lei finalmente libera.
Lavorava come UX designer, da freelance. Il suo ufficio era un bar sulla spiaggia in Thailandia, un coworking a Lisbona, un caffè di Medellín. Viveva una vita fatta di passaporti pieni, amori intensi e partenze continue. L’Instagram raccontava un paradiso su misura. Ma la verità, dietro lo schermo, era più complessa.
Alcuni mesi erano pieni di entusiasmo, creatività e nuove connessioni. Altri, invece, segnati da Wi-Fi instabile, lavori incerti e la solitudine di chi non resta mai abbastanza a lungo per appartenere davvero a un luogo o a una persona.
A 35 anni, dopo una storia finita a Buenos Aires e un burnout a Berlino, si ritrovò quasi per caso nelle Marche per un matrimonio. Era tutto improvvisato. La location? Una villa rustica nelle colline intorno ad Ascoli Piceno. Non aveva aspettative. E invece trovò qualcosa che non sapeva di cercare.
La luce dorata sugli ulivi. Le voci in piazza. Il profumo del caffè al mattino. Il silenzio — un silenzio pieno, non vuoto. In quella settimana lavorò poco, camminò tanto, e sentì qualcosa che non provava da anni: pace.
Tornò sei mesi dopo, con la scusa di prendersi una pausa. Ma la verità era un’altra: non voleva più fuggire. Voleva mettere radici.
Affittò una casa in pietra, cominciò a imparare l’italiano, fece amicizie vere, e si innamorò di un cuoco del posto. Ora ha 38 anni e dice:
“Fare la nomade mi ha insegnato tutto: a essere indipendente, a reinventarmi, a sognare. Ma vivere qui mi ha insegnato cosa conta davvero: la continuità, la comunità, la presenza.”
Lavora ancora da remoto, ma ha trovato un ritmo che rispetta la sua vita. Cammina nei Sibillini nel weekend, raccoglie olive con i vicini d’autunno, ospita gli amici nomadi che adesso invidiano la sua serenità.
Saoirse non aveva mai pensato di fermarsi. Ha solo seguito un cammino che da fuori, un giorno, l’ha portata dentro.