UK-EU: rebuilding a bridge
Defence, trade and youth mobility deal sparks cautious hope after Brexit divide
I came to London in 1997 for my first job, with a one-way ticket and a head full of plans. Back then, working here as an Italian felt natural. No visas, no red tape. Just a sense that the UK was an open, modern, European country.
Then came Brexit. And everything changed. For those of us who live between two cultures – Italian and British – it was like watching your two best friends stop talking.
Today, May 19th, 2025, something shifted. The UK and the EU have signed a landmark agreement on defence, trade, fisheries, and youth mobility. It’s not a return to the past. But it’s a bridge – a much-needed one – between London and the continent.
What’s in the deal
The agreement covers joint defence, veterinary alignment for food trade, 12-year fisheries access, and simplified youth mobility visas.
It was approved by all 27 EU countries through a written procedure – symbolic, yes, but also politically meaningful.
Starmer called it “common-sense diplomacy”. Critics on the British right called it a “betrayal”. But the deal speaks for itself.
Shared security in uncertain times
The UK will join EU defence projects, have access to a €150 billion defence fund, and participate in joint military training. In a world shaken by war and instability, security needs alliances. This deal recognises that.
A lifeline for Italian food producers
Italy’s agri-food exports have suffered post-Brexit due to red tape and health inspections. With this new dynamic alignment on veterinary standards, those barriers come down.
In 2024, Italy exported over €4 billion in food and drink to the UK. This deal unlocks that flow again. It helps small and medium businesses breathe after years of uncertainty.
Fisheries: the deal-breaker that unlocked the talks
After a tense night, the UK agreed to let EU boats access its waters for 12 more years – a move that broke the deadlock but enraged Brexit hardliners.
In response, the government announced a £360 million fund for coastal communities. But more importantly, it chose compromise over isolation.
For Europe’s youth: a door reopens
The deal includes four-year simplified visas for under-30s. It’s not freedom of movement, but it’s a real opportunity for young people to study, work and live in the UK again – without drowning in paperwork.
The agreement also mentions future talks about Erasmus+ or a new exchange programme. It’s a signal: Europe and the UK can rebuild bridges for their youth.
For Italy – one of Erasmus’s top participants – this could restore lost opportunities. Students, graduates, entrepreneurs, artists, and young professionals can once again see London as a platform for growth, not a closed gate.
Don’t celebrate just yet
Not everyone is cheering. Journalist Kitty Donaldson, writing for The i, cautions: “The mood may be one of reconciliation, but last-minute fishing concessions show how the EU still capitalises on the UK’s desperation.”
Starmer is betting on stability and economic growth. But, she writes, “nothing will ever be good enough for hard-core Brexiters.”
Why this matters – especially for Italy
This deal isn’t just about diplomacy. It’s about real people and their futures. About Italian students who want to study at Oxford. About chefs, designers, tech graduates dreaming of London. About small Italian food companies hoping to export again without hitting walls.
For those of us living in the UK, it’s a cautious sigh of relief. Dialogue is back on the table. And even if we don’t walk the same path anymore, at least we’re heading in the same direction again.
UK-UE: un ponte che si ricostruisce
Accordo su difesa, commercio e giovani: cauto ottimismo dopo anni di gelo post-Brexit
di un italiano a Londra – maggio 2025
Sono arrivato a Londra nel 1997, con in tasca un contratto per il mio primo lavoro e una valigia mezza vuota. Erano tempi diversi. La Gran Bretagna sembrava un’estensione naturale dell’Europa. Niente visti, niente burocrazia ossessiva, solo voglia di costruirsi una vita in una capitale aperta, vibrante, accogliente.
Poi, lentamente, tutto si è complicato. Brexit ha rotto un legame che sembrava indissolubile. Per chi, come me, vive da decenni qui e si sente ancora profondamente europeo, è stato uno choc lungo anni.
Ma oggi, 19 maggio 2025, succede qualcosa. Regno Unito e Unione Europea hanno firmato un nuovo accordo strategico. Non un ritorno al passato, ma un passo avanti. Soprattutto per i giovani, per le imprese e – sì – anche per chi ha passato la vita a fare da ponte fra le due sponde della Manica.
Cosa prevede l’accordo
Il documento firmato a Londra tocca quattro temi fondamentali: difesa comune, commercio agroalimentare, pesca e mobilità giovanile. È stato approvato dai 27 Paesi UE attraverso procedura scritta. Una formalità, certo, ma anche un atto politico forte.
Starmer lo ha definito “un accordo di buon senso”. Non tutti però sono d’accordo. Dalla destra britannica – in particolare Nigel Farage – sono arrivate accuse di “resa” e “tradimento”. Ma i contenuti raccontano altro.
Difesa: ricominciare a collaborare
Nel mezzo di una guerra nel cuore dell’Europa e di nuove tensioni globali, la difesa torna ad essere terreno di cooperazione. Il Regno Unito potrà partecipare a progetti militari comuni, esercitazioni e avrà accesso al fondo europeo per la difesa da 150 miliardi di euro. L’idea è semplice: sicurezza condivisa in un mondo sempre più incerto.
Commercio: una buona notizia per l’agroalimentare italiano
Uno dei nodi più dolorosi del post-Brexit è stato il commercio, soprattutto per i beni deperibili. Prodotti come parmigiano, prosciutto crudo, mozzarella, olio extravergine – bandiere del Made in Italy – hanno subito ritardi, costi doganali, richieste sanitarie assurde.
Con il nuovo accordo, il Regno Unito si allinea dinamicamente agli standard veterinari UE, rimuovendo molti di quegli ostacoli. È una svolta: per l’Italia, che nel 2024 ha esportato oltre 4 miliardi di euro in beni agroalimentari verso il Regno Unito, significa rimettere in moto una filiera bloccata.
Per le nostre PMI del settore alimentare, che non possono permettersi logistica complicata o stoccaggi costosi, è una boccata d’ossigeno.
Pesca: il compromesso della notte
È stato il dossier più difficile. Alla fine, Londra ha accettato di prolungare di 12 anni l’accesso dei pescherecci europei alle proprie acque, senza cambiare le quote. Una decisione che ha sbloccato l’intero accordo, ma che ha fatto infuriare i brexiters.
Il governo britannico ha già annunciato un fondo da 360 milioni per le comunità costiere. Ma il dato politico resta: si è scelto il compromesso, non il muro contro muro.
Giovani europei: si riapre una porta
Qui l’accordo parla direttamente a una generazione che, finora, ha pagato il prezzo più alto. Dopo Brexit, i giovani europei under 30 si sono trovati tagliati fuori da un mondo che prima era a portata di treno o volo low cost: studio, lavoro, tirocini, stage, esperienze culturali.
Ora, con l’introduzione di visti semplificati validi per 4 anni, si riapre una finestra concreta di mobilità. Non è ancora libertà di movimento. Ma significa che migliaia di ragazze e ragazzi italiani potranno di nuovo immaginare Londra come una tappa naturale del loro percorso di crescita.
E non è finita qui. Il testo prevede anche una discussione futura sull’eventuale reintegrazione nel programma Erasmus+, o in uno nuovo. Un segnale chiaro che l’isolamento non conviene a nessuno.
Per l’Italia, paese da sempre tra i più Erasmus-oriented d’Europa, questa è una possibilità concreta di restituire orizzonti internazionali ai propri studenti e laureati. E non solo: anche imprenditori, startupper, giovani artigiani avranno uno strumento in più per fare esperienze, creare reti, lanciare progetti a cavallo tra i due paesi.
Non è ancora il momento di festeggiare
Non tutti sono convinti. Kitty Donaldson, su The i, frena gli entusiasmi: “Questo reset è importante, ma l’ultimo scontro notturno sulla pesca dimostra quanto l’UE possa ancora sfruttare la debolezza negoziale britannica.”
Starmer scommette su crescita e stabilità, scrive Donaldson. E spera che i cittadini preferiscano guardare avanti. Ma, conclude, “nulla sarà mai abbastanza per i brexiters irriducibili”.
Perché questo accordo ci riguarda (molto)
Non è solo geopolitica o economia. Questo accordo tocca la vita reale di milioni di persone. Di studenti italiani che vogliono studiare a Oxford, di giovani che cercano lavoro nella finanza, nella moda, nel cinema o nella ristorazione londinese. Di aziende italiane che tornano a esportare senza ostacoli inutili.
Per chi vive qui da tanto, è anche una piccola speranza: che il dialogo torni a prevalere sulla paura. Che si torni a costruire. Magari non tutto insieme, ma almeno nella stessa direzione.