We, the “Returnees”: The South Reborn Through Community
Noi, i “Ritornati”: il Sud che si riaccende di comunità
Riflessioni a partire dal racconto di Vita Non Profit Magazine
Ringraziamo il giornalista Luca Iacovone e gli amici di Vita Non Profit Magazine per aver raccolto con sensibilità e attenzione la storia dei “Ritornati” a Matera. È un racconto che ci riguarda da vicino, perché tocca i nodi più veri e più delicati del fenomeno del ritorno al Sud: il desiderio di casa, la ricerca di senso, ma soprattutto la necessità di ritrovare comunità.
Matera è stata definita “città dei Sassi”, simbolo di riscatto culturale e sociale. Oggi, nel cuore della Basilicata, diventa anche laboratorio per una nuova generazione di giovani che tornano o arrivano, non per “accontentarsi”, ma per creare nuove possibilità. La community dei Ritornati, guidata da Luca Tamburrino e Michele Vivilecchia, raccoglie più di quattrocento persone. Professionisti, ricercatori, imprenditori, lavoratori da remoto che hanno deciso che il Sud non è più solo il luogo da cui partire, ma quello in cui rigenerare legami e immaginare futuro.
Non servono bonus, servono relazioni
Il titolo scelto da Iacovone coglie nel segno: non è questione di incentivi, bandi o sgravi fiscali. Quello che muove i Ritornati è il bisogno di relazioni autentiche. Chi rientra trova spesso una realtà frammentata: amicizie dissolte, reti sociali indebolite, la sensazione di non riconoscersi più nel luogo che aveva lasciato. È in quel vuoto che rischia di germogliare la frustrazione. Per questo, la comunità non nasce come progetto strutturato o finanziato dall’alto, ma come rete dal basso, fatta di incontri semplici: un trekking il mercoledì, un aperitivo il giovedì, una partita a beach volley.
Sono momenti piccoli ma fondamentali, perché rimettono in circolo la fiducia e il senso di appartenenza. Non bastano infrastrutture o occasioni di lavoro se manca quella dimensione intangibile: il sentirsi attesi.
Un fenomeno che non riguarda solo Matera
Quello che succede a Matera non è un unicum. In tutto il Mezzogiorno, e più in generale nelle aree interne italiane, stanno fiorendo esperienze simili: dai Monaci Digitali nel Cilento, a Tornanza e Tribe in Puglia, a Fondazione Marea in Sicilia, fino ai capitoli locali di South Working in Sardegna. Tutte queste realtà condividono lo stesso principio: chi torna non vuole “assistenza”, ma partecipazione.
C’è un aspetto cruciale che merita attenzione: la maggior parte di chi torna o sceglie di vivere in questi territori ha già un lavoro. Spesso da remoto, spesso in aziende globali. Non cercano un impiego, cercano contesto. Questo significa che il ritorno non è un costo per la comunità, ma una risorsa.
La sfida della replicabilità
Il passo successivo è capire come rendere questa esperienza replicabile altrove. Non con modelli rigidi, ma con strumenti leggeri: un gruppo WhatsApp, un calendario di attività, un luogo fisico (anche informale) in cui incontrarsi. La sfida è creare quell’“aggancio” iniziale che fa la differenza tra un ritorno destinato al fallimento e un ritorno che diventa seme di comunità.
Qui si inserisce il lavoro di tante realtà come ITS Italy: accompagnare territori che vogliono accogliere nuovi abitanti, siano essi Ritornati, nomadi digitali, expat o nuovi residenti dall’estero. La vera rigenerazione non passa dai grandi proclami, ma da relazioni costruite giorno per giorno.
Una nuova idea di successo
Negli anni, il ritorno era stato letto come scelta di ripiego. Oggi non più. I giovani che aderiscono ai Ritornati, spesso appena laureati, dimostrano che “successo” non significa soltanto carriera e metropoli, ma anche qualità della vita, tempo libero, possibilità di sentirsi parte di qualcosa.
Non è nostalgia, non è idealizzazione del passato: è la ricerca di un futuro radicato ma aperto, locale ma interconnesso. E Matera, con i suoi quattrocento e più Ritornati, diventa il simbolo di questo cambio di paradigma.
Il Sud non chiede “bonus”: chiede reti di persone, legami che resistono e si moltiplicano. L’articolo di Vita Non Profit Magazine ce lo ricorda con chiarezza. E a noi di ITS Journal interessa proprio questo: raccontare come da una terrazza materana, da un semplice gruppo WhatsApp, possa nascere una visione che riguarda tutti. Perché il ritorno non è solo una scelta personale: è un atto collettivo, che trasforma i luoghi e li prepara ad accogliere nuove vite.
We, the “Returnees”: The South Reborn Through Community
Reflections inspired by the story published by Vita Non Profit Magazine
We would like to thank journalist Luca Iacovone and our friends at Vita Non Profit Magazine for gathering and sharing the story of the “Ritornati” in Matera. Their piece captures the essence of a movement that is quietly reshaping Southern Italy: the act of coming back home, not out of necessity, but out of a deeper search for meaning and connection.
Matera, once a symbol of cultural redemption as the “city of stones,” is now a living laboratory for a new generation of returnees and newcomers. The “Ritornati” community, co-founded by Luca Tamburrino and Michele Vivilecchia, brings together over 400 people—professionals, researchers, entrepreneurs, remote workers—who no longer see the South as a place to escape, but as a place to rebuild lives and communities.
It’s not about bonuses—it’s about relationships
The headline chosen by Iacovone says it clearly: what matters most are authentic relationships, not tax breaks or subsidies. Too often, those who return find broken friendships, fragmented networks, and a silence that feels like alienation. That’s when frustration sets in, not when they are far away.
The genius of the Ritornati is in their simplicity: a weekly hike, a Thursday aperitivo, a film screening, a casual meetup. Nothing institutional, no heavy structure—just spaces where trust and belonging can grow naturally.
A wider movement across Italy
Matera is not alone. Across Southern Italy and the country’s inland areas, similar initiatives are flourishing: the Monaci Digitali in Cilento, Tribe and Tornanza in Puglia, Fondazione Marea in Sicily, South Working chapters in Sardinia. All share a common principle: returnees are not looking for “help.” They bring skills, jobs, and autonomy with them. What they need is a context—a fabric of community that makes them feel part of something bigger.
This is perhaps the most misunderstood element of return migration: most returnees already have a job. Many work remotely for global companies, others have launched startups or research projects. They are not asking for employment; they are asking for connection.
From Matera to everywhere
The challenge now is replicability. How can what started with a WhatsApp group in Matera be translated to other towns? Not through grand strategies, but through lightweight, flexible tools: informal gatherings, shared spaces, and above all the sense that “someone is waiting for you.”
At ITS Italy, we believe this is where regeneration truly begins—not in glossy masterplans, but in human ties. A small act of welcome can mean the difference between a failed return and a new beginning.
Rethinking success
For years, going back to the South was considered a defeat. Today, it signals a new definition of success. Many young people in their twenties are already questioning the urban promise of endless opportunities, high costs, and hidden loneliness. They are seeking balance: quality of life, meaningful time, and a community that values their presence.
The Ritornati show us that the future of small towns is not about nostalgia, but about designing new ways of belonging—rooted and open, local and global at once.
Closing note
The South does not need bonuses; it needs relationships that matter. The Ritornati of Matera are proving this week after week, trek after trek, aperitivo after aperitivo. And if their experiment works here, it can work anywhere. Because returning home is never just a personal choice—it is a collective act, one that has the power to regenerate entire communities.