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Quando abbiamo immaginato Remote Workers for Remote Villages, ci siamo detti: partiamo dalle storie vere. Nessun filtro, nessuna narrativa patinata. Solo professionisti che hanno scelto di lavorare da remoto in luoghi spesso definiti “periferici”, ma che si stanno dimostrando sempre più centrali.
Il 29 luglio, in diretta su LinkedIn e Substack, è andata in onda la prima puntata pilota della serie, supportata da Kinsta e in collaborazione con NOMAG, ITS Journal e Smart Working Magazine. A condurre, Matteo Cerri e Carlo Daniele, ideatori del format e testimoni attivi di un cambiamento già in corso.
Abbiamo ascoltato le voci di:
Piero Aiello, sviluppatore WordPress e React da Messina, che lavora con clienti globali mantenendo le radici nella sua città;
Franco Farnedi, imprenditore tech da Cesena, con 37 anni di esperienza, uno spazio coworking locale e una visione nazionale sulla cybersecurity;
Maurizio Argoneto, CTO di Publisys da Pignola (Basilicata), promotore di comunità tech locali e conferenze come ComeToCode;
Luigi Teschio, software engineer in Automattic da Torre del Greco, con una forte impronta open source e vocazione al mentoring.
Cosa abbiamo scoperto? Che il lavoro da remoto non è solo una questione di strumenti, ma di scelte consapevoli, ecosistemi da costruire, relazioni da coltivare anche (e soprattutto) a chilometro zero.
Abbiamo parlato di benefici e fatiche, ma anche di quanto sia potente vivere dove ci si sente a casa, connessi al mondo ma radicati nel territorio.
Il pubblico ha partecipato in diretta con domande mirate, commenti e racconti personali: un segnale che questo è un tema caldo, trasversale e molto più vicino alla realtà di quanto si pensi.
E non è che l'inizio.
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